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The Legend of Heroes: Trails through Daybreak – Recensione (Nintendo Switch)

The Legend of Heroes: Trails through Daybreak

  • Piattaforme: Nintendo Switch, PlayStation 5, PlayStation 4, Microsoft Windows
  • Developer: Nihon Falcom
  • Publisher: Nihon Falcom, NIS America
  • Data d’uscita: 30 settembre 2021 (anteprima)
  • Genere: JRPG, gioco di ruolo alla giapponese
  • Versione testata: Nintendo Switch (rilasciata il 5 luglio 2024)

L’ultimo capitolo della serie Trails arriva con un consistente ritardo rispetto al Giappone. Qui, il titolo ha quasi compiuto il suo terzo anniversario, con la versione PS4 uscita il 30 settembre 2021 e quella PS5 pubblicata circa un anno dopo, nel luglio del 2022.

Per anni, la serie ha dimostrato di essere quasi un prodotto di nicchia, con meccaniche di gioco consolidate e un ritmo narrativo conforme agli standard del genere. Il punto di forza della saga, giunta ormai al suo undicesimo capitolo con Trails through Daybreak, è sempre stata la storia, spesso complessa e stratificata, ma ricca di colpi di scena e di profondità raramente raggiunte in titoli simili.

Con questo nuovo capitolo, i ragazzi di Nihon Falcom hanno avviato una nuova linea narrativa, caratterizzata da personaggi e ambientazioni inedite. Abbiamo avuto modo di provarlo nella sua versione per Nintendo Switch, rilasciata lo scorso 5 luglio. Ecco le nostre impressioni.

Il titolo è ambientato nella Repubblica di Calvard, una cittadina situata a est dei principali luoghi di interesse dei precedenti titoli della saga. Tuttavia, Trails through Daybreak non ha alcun collegamento diretto con la saga, un punto a favore per i nuovi giocatori che non dovranno leggere lunghissimi riassunti per poter comprendere gli elementi di gioco. Il titolo è, dunque, fruibile da chiunque, al netto di qualche reference pensata per i fan più accaniti.

Vestiremo i panni di Van Arkride, uno spriggan che potremmo definire anche come un tuttofare dedito a svolgere lavori ai confini della legalità. Quando una giovane ragazza di nome Agnes Claudel gli chiede aiuto per rintracciare sette cimeli del suo bisnonno, Van finisce per prenderla come assistente e i due intraprendono un viaggio attraverso la losca città di Edith.

Van riesce a distruggere la tradizione: i protagonisti di The Legend of Heroes sono classici eroi dotati di una forte moralità. Sono spesso spadaccini coraggiosi e audaci. Van, in tal senso, rimescola completamente le carte in tavola, presentandosi quasi come un anti-eroe: conosce ogni piccolo segreto della città di Edith e delle persone che si muovono nell’ombra. Intrattiene legami con fazioni segrete (come Oroboros) e non ha problemi ad agire anche fuori dalla moralità, utilizzando mezzi e sotterfugi platealmente “sbagliati”. Allo stesso tempo, tuttavia, riesce a giustificare le sue azioni (e a risultare credibile al giocatore) attraverso la presenza di Agnes e degli altri membri del team. In equilibrio su questo filo narrativo, le cutscene e i dialoghi non appaiono forzati e anzi, ci hanno convinto appieno.

La grande rivoluzione di questo titolo è sicuramente l’introduzione del sistema L.G.C. Alignment, dove la questione della moralità diventerà protagonista assoluta. Questo permetterà ai giocatori di scegliere l’esito delle missioni secondarie in base a opzioni morali: Law, Gray e Chaos. Queste scelte influenzeranno l’allineamento di Van, consentendogli di partecipare a incarichi specifici e a sbloccare opzioni di dialogo inedite.

Un esempio del sistema L.G.C. Alignment.

Dal punto di vista del worldbuilding e dell’esplorazione, il titolo non presenta grandi differenze con il passato, pur fornendo aree di esplorazioni più grande e un singolo caricamento di tutto il mondo di gioco.  Le mappe rimangono di dimensioni contenute, spesso riciclate con asset già visti in precedenza, ma sono state arricchite attraverso la presenza di aree segrete.

Rispetto i capitoli precedenti, sono stati eliminati i minigiochi per un’esperienza meno dispersiva ma comunque lunga: completare tutto potrebbe richiedere ben oltre le sessanta ore di gioco, anche se si dovesse rinunciare al completismo (meccanica che, in ogni caso, il titolo non forza in alcun modo).

Ciò che davvero rivoluziona il genere e la saga, a parer nostro, è il rinnovato sistema di combattimento. Beh, sistemi di combattimento, poiché è possibile approcciarsi al combattimento in due modi distinti: attraverso la modalità “field battle“, in tempo reale, e attraverso la classica “AT battle“, tipica della serie ma con modifiche molto profonde.

La modalità field rappresenta uno snellimento non indifferente per i pesanti ritmi dei classici JRPG. Quest’ultima permette la risoluzione dei combattimenti in tempo record, senza alcuna interruzione esterna, ma è anche impossibile da adoperare contro boss; inoltre, dopo aver subito ingenti danni, il titolo effettuerà uno switch automatico alla modalità AT. Il titolo sembra incoraggiare l’utilizzo di entrambe le modalità, garantendo dunque un approccio variegato che consentirà al giocatore di annoiarsi poco.

Le principali differenze derivano dalla revisione del sistema Orbment. Oltre ai Quartz, è possibile equipaggiare anche un Hollow Core, un Arts Driver e diversi Plug-In, che rendono più complesso il combattimento a turni. L’Hollow Core, simile al Master Quartz dei giochi precedenti, non determina il tipo di magia disponibile, ma offre bonus statistici e uno Shard Boost con effetti aggiuntivi in battaglia. Infine, l’Arts Driver fornisce un set di magie e slot vuoti per Plug-In aggiuntivi.

Inoltre, i dispositivi Orbment  dispongono di un’intelligenza artificiale preinstallata, programmata per diffondere informazioni e consigli molto utili durante le fasi più concitate del combattimento.  Ciliegina sulla torta i dispositivi Xipha, in grado di manifestare le Shard Skill, tecniche segrete che potrebbero ribaltare il risultato del combattimento.

Dal punto di vista della realizzazione artistica, il titolo regala una colonna sonora adatta alla situazione di gioco. L’alternarsi di motivetti drammatici a colonne sonore trionfali detta quelli che sono i ritmi di gioco. L’accompagnamento musicale, dunque, è protagonista del gameplay.

Gli ambienti, seppur non troppo diversificati l’uno dall’altro, vantano comunque un buon parco texture. Le stesse che, abbiamo avuto modo di notare con soddisfazione, dettagliano anche i personaggi che si muovono su schermo. Un po’ carente la diversificazione tra i vari NPC ma, tutto sommato, il titolo si attesta ad un buon livello.

Commento Finale

Per gli appassionati della saga, questo titolo rappresenta un must-have. Si tratta di un taglio netto alla tradizione, accompagnato però da elementi ricorrenti che faranno sentire a casa sia gli appassionati storici che coloro che stanno per affacciarsi per la prima volta a Trails.

VOTO: 7.8

Pro

  • Gameplay rinnovato e svecchiato 
  • Storia appassionante e ambientazione ben curata
  • Giocabile anche per i neofiti della saga

Contro

  • Ambienti un po’ ripetuti e poco ispirati
  • Qualche interazione un po’ forzata
  • Narrazione un po’ dispersiva