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Marvel Vs Capcom Fighting Collection – Recensione

Una serie leggendaria di picchiaduro torna sul mercato. Ecco la nostra recensione di Marvel Vs Capcom Fighting Collection!

C’è stato momento nella storia dei picchiaduro in cui abbiamo assistito ad alcuni dei crossover più improbabili, alcuni sottotono, altri diventanti epocali e altri ancora che sono riusciti a fare la storia del genere verso la fine e l’inizio degli anni ’90.

Quando nei mesi scorsi CAPCOM si presentava al Nintendo Direct con l’annuncio a sorpresa di una Marvel Vs CAPCOM Fighting Collection, l’internet è esploso in tripudio di gioia, con una vera e propria isteria di massa tra gli appassionati del genere, come testimoniano anche le favolose reaction di certi content creator americani. Questo perché il connubio improbabile tra Marvel e CAPCOM è arrivato in un momento storico nel quale gli X-Men erano al loro apice e potevano vantare una serie animata di successo che aveva contribuito a glorificare questa proprietà intellettuale della Casa delle Idee.

CAPCOM dal canto suo aveva trovato una svolta nel genere grazie a Street Fighter II e relativi upgrade e poteva rivaleggiare con la grande SNK. Questa raccolta che adesso arriva nei negozi si presenta come un prodotto prezioso su più livelli, perché va proprio a celebrare in ordine di uscita i gloriosi anni ’90 dei picchiaduro che la casa di Osaka ha proposto su licenza, a partire dalle prime sperimentazioni nel 1994 con X-Men: Children of the Atom fino all’apice assoluto raggiunto proprio nel 2000 con Marvel Vs Capcom 2: Clash of Super Heroes, nonché uno dei cavalli di battaglia delle esclusive su cui poteva contare il Dreamcast durante il suo breve ciclo di vita sul mercato.

Abbiamo dunque giocato a questa raccolta grazie a un codice fornitoci dal publisher, rigorosamente su PC (su Steam Deck) e siamo finalmente pronti a tirare le somme su questo importante rilancio sul mercato.

Una raccolta che celebra la storia

Dicevamo, la Marvel Vs CAPCOM  Fighting Collection è una raccolta preziosa che finalmente riporta sul mercato in maniera legale e per la prima volta con un comparto multiplayer online, ben sei picchiaduro su licenza Marvel, a cui si aggiunge un gustoso extra, il beat em up di The Punisher uscito nel 1993, che per molti potrebbe essere visto come una reskin di Final Fight (e in un certo senso lo è).

Pubblicato nel 1994 nelle sale giochi, X-Men: Children of the Atom riprende parte del DNA di Stteet Fighter 2 ed è sicuramente il capitolo più sperimentale della raccolta ma è anche questo il motivo per il quale questa collection funziona, ed è il suo valore intrinsecamente storico, dato che ci permette di vivere man mano il processo di affinamento tentato da CAPCOM per evolvere questa creatura.

Qui abbiamo ancora una formula classica 1 vs 1, ma nonostante ciò si intravedono alcuni elementi mutuati da Street Fighter e personalizzati per sfruttare le capacità dei mutanti. Seppur limitato, sia nel roster che nel gameplay, si possono già individuare gli elementi distintivi come le iconiche Hyper Combo. In totale abbiamo un roster di 12 lottatori, e questa raccolta permette anche di giocare nei panni di tre boss, Fenomeno, Magneto e un Cyber Akuma che nel cabinato originale era un boss segreto affrontabile seguendo determinati requisiti.

Si, perché poi l’altro piatto forte della collection sta anche nelle varie opzioni messe a disposizione degli utenti, che non solo permettono di accedere alle versioni internazionali e giapponesi delle varie iterazioni, ma anche di semplificare l’accesso ai personaggi segreti nelle opzioni di ciascuno. E questo vale anche per i sistemi controllo, con vari preset personalizzabili che permettono di eseguire combo speciali con un solo tasto, schivate e attacchi crossover.

Ma proseguiamo con la collection, perché tocca poi a Marvel Super Heroes, arrivato nel 1995 e liberamente ispirato alla saga fumettistica de “Il Guanto dell’Infinito”, con Thanos a fare le veci del boss finale. Un picchiaduro altrettanto interessane, con un roster che dai mutanti si estende a molti altri eroi noti del panorama Marvel, ma che sfrutta il contesto della storia da cui è tratto per aggiungere un fattore randomico all’interno del gameplay, caratterizzato proprio dal drop delle Gemme dell’Infinito che possono essere vinte dai giocatori durante gli scontri. Le gemme forniscono dei potenziamenti alle statistiche e alle abilità speciali a seconda delle loro proprietà.

Se Children of Atoms era un grezzo ma buonissimo punto di partenza, questo “sequel” cerca altre sperimentazioni mantenendo però immutate le basi del predecessore in termini di combo. Il roster però accoglie volti ancora più iconici come Capitan America, Spider-Man e Iron Man. Il fattore randomicità è quel tratto distintivo e unico che rende, forse ancora oggi, Marvel Super Heroes una piccola scheggia impazzita da provare assolutamente.

Ci spostiamo al 1996 con il primo vero crossover eccellente, i due mondi che collidono: X-Men vs. Street Fighter che, facendo un passo indietro rispetto al fattore randomico di Marvel Super Heroes,  torna nel solco più classico di Children of the Atom, con un roster composto dai mutanti provenienti dal primo gioco, più due new entry quali Gambit e Rogue. A loro però si contrappongono i lottatori del picchiaduro di CAPCOM, quindi entrano in scena Ryu, Ken, Chun-li, Cammy, M. Bison e altri esponenti illustri.

La formula non cambia, quindi torna il super salto, Aerial Rave e le spettacolari Hyper Combo, ma è in questo capitolo che debutta una feature cruciale per le successive incarnazioni: i tag team,

Pur mantenendo l’ossatura originale, l’approccio cambia in maniera radicale grazie alla necessità di alternare strategicamente i due lottatori. Tenere un personaggio in panchina gli si darà la possibilità di recuperare la salute, ma sfruttare le combo speciali crossover tra i due personaggi può capovolgere le sorti di un match.

La quarta tappa evolutiva arriva nel 1997 con  Marvel Super Heroes vs. Street Fighter che seppur mantiene uno scheletro pressoché identico al precedente, introduce comunque qualcosa di nuovo che spinge i giocatori a rivedere la loro strategia di gioco.

La novità in questo senso è il Variable Assist, che consente di integrare le combo tra i due personaggi della squadra senza dover alternare il controllo del personaggi. Questa feature del combat system sarebbe poi diventata uno dei perni dell’esperienza poiché aggiungeva uno strato ulteriore a un sistema di combo già particolarmente profondo e tecnico.

Queste sperimentazioni fatte negli anni trovano il loro punto d’arrivo in Marvel vs. Capcom: Clash of Super Heroes, pubblicato nel 1998. Non solo Street Fighter, qui CAPCOM attinge fieramente da tutta la sua libreria di IP innescando uno scontro epocale tra i suoi personaggi e quella dell’editore americano.

Con 15 personaggi giocabili, tra i quali spiccano Captain Commando, Morrigan, Strider e Mega Man, la casa di Osaka vara una nuova meccanica destinata a rivoluzionare ancora una volta il meta del picchiaduro con l’aggiunta degli Special Partner, ovvero un sub-roster di altri 20 lottatori che andranno a costituire il terzo membro della squadra, il quale avrà la facoltà di intervenire nel match fornendo supporto con gli attacchi speciali.

Si tratta a tutti gli effetti di un sistema che successivamente avrebbero adottati anche altri picchiaduro più blasonati, incluso il recente Mortal Kombat 1 di NetherRealm con i Kameo Fighters.

E chiudiamo infine con il vero pezzo forte di tutta la collection, l’apice di un percorso fatto di sperimentazioni ed evoluzioni. Nel 2000 arriva sul mercato un picchiaduro destinato a scuotere la scena, Marvel vs. Capcom 2: New Age of Heroes.

Ben 56 lottatori giocabili provenienti dalla storia di CAPCOM e Marvel fanno da corollario a una produzione tecnicamente e artisticamente titanica. Pensato per sfruttare l’hardware di NAOMI nei cabinati arcade e di riflesso quello di Dreamcast nelle casa dei giocatori, il picchiaduro sfoggia un mix di bellissimi sprite 2D animati su sfondi tridimensionali.

Ma la rivoluzione non è solo sul piano tecnico, ma anche ludico. perché Marvel Vs Capcom 2 abbraccia definitivamente il gameplay del 3 Vs 3. Torna anche il Variable Assist di Marvel Super Heroes vs. Street Fighter e la possibilità di ricorrere anche al Variable Cross per richiamare un partner con attacchi di supporto sul campo.

L’implementazione di tre personaggi giocabili in alternanza stravolge ovviamente le regole, che fanno degli attacchi crossover il loro punto cardine della strategia, tanto nell’attacco quanto nell’approccio difensivo. Ogni personaggio è talmente stratificato da vantare pure tre tipi opzionali di assistenza: Anti-Air, Capture e Enhance. A seconda del personaggio, questi forniscono assistenza basata su attacco, difesa e persino guarigione. Il gioco abbandona anche lo schema di controllo a sei pulsanti in favore di una disposizione più semplice a quattro tasti, offrendo al contempo due pulsanti di assistenza dedicati per richiamare i compagni di squadra.

E’ innegabile che il piatto forte della collection sia proprio questo picchiaduro e per tante ragioni diverse: non solo è quello più maturo nelle meccaniche, ma vanta anche un roster che accoglie i lottatori di tutti i precedenti giochi che hanno coinvolto la licenza Marvel. Inoltre Marvel Vs CAPCOM 2 resta un punto fermo nella storia del genere e non sorprende che fino a qualche anno fa fosse addirittura una presenza fissa nelle competizioni ufficiali. L’aggiunta di un netcode rollback contribuisce a riportare competitivamente in auge un picchiaduro che anche nel 2024 potrebbe dare più di una lezione a certi concorrenti moderni.

Una bella confezione

Come dicevamo, la collection messa a punto da CAPCOM è una gran bella celebrazione che racconta il percorso evolutivo di una serie di picchiaduro. E’ qualcosa che molti altri publisher dovrebbero proporre sul mercato con alcune serie storiche come questa e che col tempo sono diventate anche legalmente irreperibili. Tra una ricca galleria di illustrazioni, una soundrack liberamente accessibile per intero, e persino i filtri grafici per restituire il feeling degli schermi CRT, il lavoro speso nella preservazione è inattaccabile.

Forse una maggiore attenzione poteva essere riposta nel training. Perché parliamo di picchiaduro estremamente complessi, la cui barriera d’ingresso è particolarmente ripida e considerando la popolarità che sta vivendo il genere, unita al successo delle licenze Marvel al cinema, sicuramente molti neofiti potrebbero tentare di approcciarvisi.

Avremmo gradito un maggior focus su questi aspetti. “Educare” i nuovi giocatori dandogli degli appositi strumenti avrebbe reso la collection ancora più accessibile. Evidentemente per lo sviluppatore l’automazione personalizzabile delle combo è stata la scelta più facile e meno dispendiosa.

Altre piccole ingenuità si ravvedono nella scelta di inserire un salvataggio rapido, ma con uno slot unico per tutti i giochi della raccolta. Questo significa che non sarà possibile portare avanti più sessioni contemporaneamente. Una scelta francamente incomprensibile e che ci auguriamo venga sistemata con una patch adeguata.

Commento finale

La Marvel Vs Capcom Fighting Collection è una raccolta confezionata quasi benissimo in ogni suo aspetto. Un viaggio a ritroso negli anni ’90, in un periodo storico in cui CAPCOM era veramente all’apice del suo successo.

Giocare in ordine cronologico questi giochi offre una percezione chiarissima del percorso affrontato dallo sviluppatore nel cercare di affinare tutta una serie di meccaniche che sono esplose in maniera dirompente con il sontuoso Marvel Vs Capcom 2, che resta uno dei picchiaduro crossover migliori di sempre.

VOTO: 7.5

Pro

  • Sei giochi che raccontano l’evoluzione e la maturazione di una serie di picchiaduro diventata cult.
  • The Punisher è un picchiaduro a scorrimento validissimo
  • Un piccolo museo storico tra artwork e colonne sonore
  • Marvel Vs Capcom 2 resta la punta di diamante dei crossover
  • Ottimo netcode 

Contro

  • Marvel Vs Capcom 2 rende tutti gli altri picchiaduro della raccolta molto ridondanti
  • Le nuove leve potrebbero faticare a padroneggiare la complessità di questi picchiaduro
  • Il salvataggio rapido con uno slot unico è inspiegabile
  • Il prezzo è meno virtuoso della collection